Dopo il fallimento di un complotto contro la corona, il re Pazouknaam nomina a capo delle forze armate suo cugino Katanga. Quest’ultimo consulta un indovino che gli predice che o diventerà re o morirà. Sotto l’influenza dell’ambiziosa moglie, Katanga assassina il re e prende il trono. In seguito, cederà ad azioni malvage per difendere il suo potere, mentre la moglie scivolerà lentamente ma inesorabilmente nella follia. Katanga, la danse des scorpions è una favola intemporale sull’amicizia, sul potere e sulla follia che esso può generare.

Il film di Dani Kouyate, Katanga, la danse des scorpions, è ispirato alla tragedia shakespeariana Macbeth, esplora il lato oscuro del potere politico, fra tradimenti, complotti e rivolte popolari. Girato in bianco e nero, il film è stato concepito come “racconto politico che mostra come il potere possa portare alla follia”.

Fin dalle prime immagini, il film impone la sua atmosfera con una scelta estetica audace: il bianco e nero. Questo contrasto conferisce al film una dimensione universale e senza tempo, che traduce il conflitto interiore del protagonista e fa emergere il lato fiabesco del film. Dani Kouyaté riesce così a trasporre una tragedia classica in un contesto africano, senza perdere di vista l’universalità del soggetto.

Con un cast scelto guidato da Ildevert Méda, che è anche attore, Dani Kouyaté realizza una messa in scena curata, in cui ogni inquadratura sembra pensata e somiglia a un dipinto. Per quanto riguarda la direzione scenografica, si privilegiano costumi e stili di abbigliamento di epoche diverse: in effetti, il regista ha scelto di mantenere l’ambientazione attuale, poiché attuale è il problema dell’abuso di potere di molti governanti. Sullo sfondo, si pone la questione della legittimità e della responsabilità dei leader nei confronti del loro popolo. Un’opera audace, guidata da un’estetica sapiente e dal desiderio di rivisitare un classico attraverso un prisma africano.